La Danimarca dice addio a Windows: è solo software libero, ma stavolta è politica
La notizia è di quelle che fanno rumore, ma non per la novità in sé: la Danimarca ha annunciato il passaggio della Pubblica Amministrazione da Windows e Microsoft Office a Linux e LibreOffice. Una decisione che, a prima vista, potrebbe sembrare l’ennesimo tentativo di “liberarsi” dal software proprietario. (...)
In effetti, negli ultimi vent’anni, diverse amministrazioni pubbliche in Europa hanno flirtato con il software libero, tra entusiasmi iniziali e ripensamenti successivi. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso. Stavolta, la motivazione è apertamente politica.
Non è (solo) una questione tecnica
La ministra danese per la Digitalizzazione, Caroline Stage Olsen, ha dichiarato che l’obiettivo è ridurre la dipendenza da fornitori stranieri e closed source, in particolare statunitensi. Il piano prevede l’adozione di LibreOffice e Linux nei ministeri e negli enti locali, con una roadmap che parte già nelle prossime settimane. Ma ciò che colpisce è il linguaggio: non si parla più solo di costi o interoperabilità, ma di “sovranità digitale”.
E qui entra in gioco un precedente che ha lasciato il segno: il caso Starlink. Quando, nel pieno del conflitto in Ucraina, Elon Musk minacciò di sospendere l’accesso al servizio satellitare, molti governi europei si sono chiesti: ha senso che le nostre infrastrutture critiche -comunicazioni, scuola, sanità, giustizia, sicurezza, difesa- dipendano da soggetti privati che possono chiudere il rubinetto da un giorno all’altro?
GNU: la risposta c’era già nel 1983
In realtà, una risposta a questa domanda esiste da oltre quarant’anni. Il Progetto GNU, annunciato da Richard Stallman il 27 settembre 1983, nasceva proprio per questo: creare un sistema operativo libero, compatibile con Unix, che restituisse agli utenti il controllo sul software. Da allora, GNU ha messo insieme tutto ciò che serve: sistemi operativi (GNU/Linux, GNU/Hurd), interfacce grafiche, strumenti per la produttività, grafica, video, programmazione, e molto altro.
Non è un caso che oggi, nel 2025, la combinazione GNU/Linux + LibreOffice sia una delle alternative più solide e mature al software proprietario. E non è un caso che a spingere verso questa direzione non siano più solo attivisti o tecnici, ma interi governi.
Una svolta o l’ennesimo esperimento?
Chi segue questo blog sa che ne parliamo da quasi dieci anni: ogni volta che una PA annuncia il passaggio al software libero, si accende l’entusiasmo. Ma poi arrivano le pressioni, le difficoltà tecniche, le lobby, e spesso si torna indietro. È successo a Monaco di Baviera, è successo in Francia, è successo in Italia.
La speranza è che questa volta sia diverso. Che la spinta politica non si fermi alla prima resistenza parlamentare. Che l’Europa, finalmente, non si limiti a parlare di sovranità digitale, ma la pratichi. E che si ricordi che il software libero non è solo una scelta tecnica: è una scelta culturale, democratica, strategica. Se anche tu credi che la libertà digitale sia una questione pubblica, non privata, allora questa non è solo una notizia: è un segnale. E forse, un punto di svolta, nel tuo piccolo puoi fare la differenza.
Aggiornamento.
Nel giro di una decina di giorni hanno cambiato i programmi perché hanno capito che laciare Windows è complesso... ci sono precedenti da 20 anni, davvero i danesi ci hanno messo solo 10gg ad accrgersene? :-)